Lettera al sindaco

In data 3/05 ho inviato la seguente mail al sindaco della mia città:

Gentile sindaco,
Le scrivo in merito ad una situazione che il mio compagno ed io viviamo come una piccola ingiustizia.
Entrambi molto attenti al rispetto dell’ambiente e territorio, ci impegnamo ogni giorno per effettuare nel miglior modo possibile la raccolta differenziata.
Separiamo carta, vetro, lattine e ci procuriamo (a nostre spese) i sacchetti per la raccolta dell’umido per poi smaltire tutto negli appositi cassonetti.
Nonostante il nostro impegno ci troviamo comunque a pagare una cifra considerevole per lo smaltimeno dei rifiuti esattamente come chi di cassonetto ne usa uno solo, per tutto, senza differenze.
Capisco la difficoltà nel verificare la raccolta differenziata (anche se nel resto dell’Europa ho visto efficaci sistemi di controllo), ma sono convinta che se ci fosse un piccolo incentivo la partecipazione sarebbe più numerosa.
E’ di oggi l’ultimo episodio di scarsa incentivazione che mi ha spinto a disturbarla via mail.
Durante il fine settimana abbiamo smaltito una ingente quantità di piante vecchie e morte per sostituirle. Abbiamo separato la legna (che useremo per le grigliate) dalla terra vecchia non più utilizzabile per far crescere altre piante. Non sapendo dove mettere la terra (abbiamo una terrazza, non un giardino) la abbiamo messa in sacchetti di plastica (quelli per l’umido sono piccoli e poco resistenti) nella speranza di avere un supporto dal Quadrifoglio, di solito molto efficiente nella raccolta di rifiuti ingombranti.
La sorpresa è che il Quadrifoglio non smaltisce la terra ma solo il fasciame, e che comunque potrebbe venire a casa nostra per verificare l’entità del materiale da smaltire e fare un preventivo. L’altra soluzione è di rivolgerci a una società che effettua smaltimenti di vario tipo sempre a spese nostre.

La mia domanda è: la buona volontà e il rispetto dell’ambiente devono essere necessariamente a spese del cittadino?

La ringrazio per l’attenzione che vorrà dedicarmi.

Distinti saluti,
…firma…

A questa mail non è mai stata data risposta e questo è molto scoraggiante.
Scoraggiante perché credo che ogni singolo cittadino potrebbe contribuire a migliorare la vivibilità della sua città se solo fosse ascoltato, se solo avesse un mezzo di comunicazione diretto con chi operativamente potrebbe prendere provvedimenti.
Sono scoraggiata perché in questo Paese e, cosa ancora più grave nella propria città, mi sento estranea, un fantasma muto che assiste impotente ad un degrado crescente di una città ormai data in pasto al turismo di massa, una nomade con fissa dimora in una terra che non le appartiene.

1 Commento (+aggiungi il tuo?)

  1. Perla
    Lug 19, 2010 @ 12:15:37

    Anche io ho scritto al Sindaco!
    E anche io non ho mai avuto risposta.

    Rispondi

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….Sono stupendi i trent’anni... Sono stupendi perchè sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è cominciata la malinconia del declino, perchè siamo lucidi, finalmente, a trant’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita.é viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna… O. Fallaci

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