Stelle danzanti

Se ne va.

O forse no.

Anzi sì e viene quello misogino.

Anzi no, non viene.

O forse sì.

Magari non se ne va .

E se se ne va non si sa chi viene.

E noi siamo come alghe che si muovono con la corrente.

Un pò rasserenati dalle smentite, un pò terrorizzati dall’aria di rivoluzione.

Di certo in sospeso, in attesa che ci venga illuminato il nostro futuro attendiamo solo una decisione definitiva.

Chi perpetrando la propria devozione ché è sempre bene farsi vedere.

Chi sognando momenti di gloria dopo giorni di lavoro intenso.

Chi tramando tele per tornare al proprio paesello.

E poi ci sono io.

Mi si legge negli occhi l’irriverenza di chi, se pur apprezzando il lavoro e mettendoci l’anima, è consapevole che oltre quel cancello ci siano cose assai più importanti di tutto quello che è invece al di qua.

Ed è questa sfrontatezza che non va giù.

Troppo libera per essere devota. Per niente fannullona per essere cacciata.

In questo caos riesco comunque a godermi la primavera che annuncia il suo imminente arrivo.

Perché una certezza ce l’ho.

Non mi avranno.

Lucio Dalla

I pomeriggi più dolci della mia infanzia, quelli che provocano in me i ricordi più struggenti hanno avuto come colonna sonora 3 LP, uno di Toquinho, uno di Bellafonte ed il terzo, quello di Lucio Dalla.
La mia mamma stirava e noi ascoltavamo la musica. Lei, con il ferro in mano, muoveva piccoli passi in un gesto timido che mascherava una gioia di vivere soffocata e poi spentasi negli anni. Ed io la imitavo, scalmanata e scoordinata, saltando sui letti dei miei fratelli.
E mi ricordo 4 Marzo 1943 dove parlava di questo Gesù bambino che era cresciuto ed era diventato uomo. Ed io adoravo questa sua immagine di persona godereccia così distante da quella che mi insegnavano a catechismo.
E poi c’era piazza grande. Ed io immaginavo una piazza tonda con gli alberi e le panchine. Ed invidiavo la sua libertà, la coperta di stella, la sua famiglia allargata e quel gesto così generoso di dare i propri sogni a chi non li aveva.
Ero molto piccola ma conoscevo tutte le canzoni a memoria. Tutte eccetto una.
Quella che mia mamma non mi faceva ascoltare, quella che, appena iniziava, si affrettava a spostare la puntina del giradischi alla traccia successiva. Ed io non capivo proprio il motivo di questa censura.
Da grande poi ho ascoltato “Disperato Erotico Stomp” ed ho capito.
Ho capito che mia mamma non voleva domande e ho capito anche la poesia di tutte quelle canzoni che io avevo percepito come favole.

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….Sono stupendi i trent’anni... Sono stupendi perchè sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è cominciata la malinconia del declino, perchè siamo lucidi, finalmente, a trant’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita.é viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna… O. Fallaci

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