In fondo alla spiaggia di Stegna, subito prima del molo c’è una taverna.
Un albero generoso dispensa la sua ombra sulla terrazza.
Seduto sotto le fronde c’è un uomo scalzo e con la barba lunga.
Con il suo pappagallo parla una lingua antica, dal suono dolce.
Di giorno pulisce le verdure.
Di notte pesca.
In un tempo sospeso solca i 7 mari con la sua nave fantasma.
Seduto ad un tavolino c’è un bambino dai riccioli biondi e la pelle abbronzata.
Il suo aperitivo è un succo di mela che beve a tratti tra una corsa e l’altra.
I suoi occhi blu devono vedere e le sue manine devono toccare.
Il mare, le barche, il gatto, l’albero, il pappagallo, i rami, le sedie, le foglie, i vasi, i fiori, il bicchiere, la cannuccia e poi si ricomincia.
Gli occhi neri incontrano quelli blu.
E si sorridono.
La barba scura oscilla al vento allo stesso ritmo dei riccioli biondi.
E i due si intendono.
Gli occhi neri si addolciscono e mostrano ai riccioli biondi il pappagallo addomesticato.
Perché uccellino?
Perché colorato?
Perché in gabbia?
Perché non vola via?
Perché, perché, perché…
Il meltemi disperde le risposte.
Il pirata e l’angioletto si salutano.
La notte, nel mare piatto, il pirata sorride pensando all’angioletto.
Nel suo letto, l’angioletto, sogna di solcare mari in tempesta con il pirata.