Ebbene sì! Ho ceduto alla tentazione di iscrivermi a facebook.
Ho ripassato tutti i compagni di scuola, ex amici, ex amanti, parenti lontani spremendomi le meningi per ricordarmi nomi e cognomi.
Ho ritrovato vecchi compagni di scorribande, il genio dell’università, un ex che si è trasferito in Messico, le amiche delle vacanze al mare e in montagna, la mia compagna delle medie che mi ha iniziato al rock.
Ho contattato tutti con un immenso e sincero piacere, ho visto brandelli della loro esistenza tramite le foto, ho notato che alcuni si sono tenuti in contatto e saranno amici per la vita, ho constatato con serenità che come per me, anche per tutti gli altri la vita si è evoluta come se la vita fosse un entità che ti trascina verso destinazioni multiformi in modo inesorabile. Chi si è trasferito all’estero, chi ha fatto figli, chi si è sposato, chi ha scelto in modo definitivo il suo orientamento sessuale. Con la stessa serenità ho anche notato che dopo un entusiasmo iniziale in cui si vuole sapere in due righe tutta la vita dell’ “amico” in questione, gli argomenti si esauriscono, a dimostrazione che se ci siamo persi di vista per tanti anni un motivo ci sarà.
Adesso mi ritrovo con una novantina di “amici” dei quali frequento quelli che ho continuato a sentire e a frequentare in tutti questi anni.
Tutti gli altri sono solo un numero in più su una lista.
04 Mag 2009 6 commenti
Speriamo che sia femmina
01 Mag 2009 2 commenti
Adesso che tutto è andato bene, mi sento di pubblicare quello che di getto ho scritto una sera di 7 mesi fa…
Ogni mattina quando F. arriva a lavorare ci troviamo nel nostro ufficio, il bagno, e parliamo un po’ prima di essere prese dal vortice degli impegni . Parliamo della sera passata, dei genitori che interferiscono nella vita di moglie (la sua) e convivente (la mia), del lavoro noioso e senza poesia. In quel luogo così anonimo, in quei pochi momenti solo nostri, abbandoniamo per un po’ le nostre responsabilità di adulte e ci immergiamo in un limbo dove sognamo un futuro che già dovremmo vivere e regrediamo in un mondo adolescente dove le frivolezze si mescolano con agilità a domande esistenziali di una certa profondità. Con scioltezza torniamo indietro nel tempo, al periodo in cui preparavamo gli esami, a quando giocavamo con gli uomini con una certa destrezza, a quando ci aggiravamo per Firenze e non solo a fare danni. E di nuovo ci catapultiamo in avanti, immaginando un altro lavoro, forse in un’altra città, di sicuro con i nosrti compagni. Ma oggi è stato diverso.Appena F. arriva mi telefona per incontrarci, di solito finisco quello che stavo facendo, perché io entro molto prima di lei e quando arriva sono già immersa nel lavoro. Come al solito anche oggi mi ha telefonato. Ma io sono scattata e sono andata a prelevarla nel suo ufficio. Abbiamo percorso il corridoio parlando del più e del meno e quando siamo entrate in bagno F. si è seduta.Con i suoi begli occhi fissi nei miei mi ha detto: “Anna, ho un triplo scoop con avvitamento”.Ho pensato: “E’ in cinta”. Mi ha detto: “Sono in cinta”.E sono esplosa di gioia. L’ho abbracciata come tante altre volte ho fatto, per felicità o per disperazione. Ma oggi era diverso. Ho sempre visto la gravidanza e la nascita di un bambino come un impedimento alla libertà e alla serenità di una coppia. Ma attraverso gli occhi di F. mi è sembrato un evento meraviglioso.Oggi lei sta per diventare mamma. Ed io oggi sono un po’ più grande.
Circa 20 giorni fa è nata, è bella e sana e la felicità di F. è contagiosa.