Ho buttato via tutto.
I bigliettini delle amiche del liceo, sparite.
Quelli dell’unica amicizia rimasta che non ha bisogno dei bigliettini per alimentarsi.
Le cartoline da posti che sognavo di visitare e che adesso mi sembrano troppo vicini.
Le lettere delle pen pal giapponesi scritte con quella calligrafia identica su carta da lettere oleata.
Le lettere della pen pal inglese che mi ha mandato una foto seduta sul WC.
Le lettere di mia cugina, scritte a caratteri cubitali, quelle della amica conosciuta in montagna, di quella del mare, del lago, di campagna. Di quella di città che però vedevo solo al mare.
Le lettere degli innamorati, di quelli che ho amato di amori giurati eterni e durati qualche giorno di Settembre. Le lettere sgrammaticate. Le lettere insulse di chi non corrispondeva la mia cotta. Quelle poetiche di amanti molto più grandi di me. Di adulti con cui mi sono permessa di fare la ragazzina, quale effettivamente ero, facendoli sparire per sempre dalla mia vita. Per poi piangerli, disperatamente, per un giorno o forse due. Di sentimenti trattenuti e passioni manifeste. Una fila di “ti amerò per sempre”, “mi manchi”, “non vedo l’ora di sentirti, toccarti baciarti ecc ecc”. Promesse ed intenzioni ridicole che allora nutrivano lacrime e sorrisi. Prospettive future e nostalgici ricordi.
Di molti non ricordo nemmeno il volto.
Di alcuni mi è rimasto impresso solo l’odore.
Addio a tutti.
Addio per sempre.
E non ha importanza ricordare, trattenere, conservare, archiviare.
Qualcosa di sicuro è rimasto.
In quello che sono adesso.
Come una sommatoria, per n che va da 0 a chissà quanto, di frammenti di tempo e di vita.
Il risultato sono io in questo istante.
E domani sarò di nuovo io più un pezzettino infinitesimo che si è formato in 24 ore di esistenza.